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Il testo offre una serie di riflessioni di ampio respiro, coinvolgenti aspetti fondamentali del processo penale e della difesa penale.
Si sottolinea il metodo utilizzato dall'Autore per condurre il lettore, attraverso la progressione concatenata dei capitoli, nei meandri della realtà normativa, filosofica ed operativa che caratterizza lo scenario procedimentale all'interno del quale può incitarsi, fisiologicamente o patologicamente, la "menzogna". Si è prediletto il metodo induttivo quale viatico che agevoli il lettore nella comprensione dei fenomeni evocati, piuttosto che nella loro semplice e facile condivisione. L'Autore segnala i propri dubbi, talvolta suggerisce diversi sbocchi interpretativi, spesso esprime il proprio dissenso o le proprie perplessità. Mai impone di credergli!
Il testo, i cui argomenti sono certamente vivacizzati dall'esperienza dell'Autore in altri mondi professionali e culturali, suscita interrogativi importanti in una prospettiva assolutamente inedita di situazioni ed istituti: situazioni ed istituti che tutti gli operatori del diritto vivono, senza rendersi conto delle loro "deviazioni" morfologiche, che provocatoriamente sono fatte affiorare nel testo.
Vi sono quindi diversi tipi di menzogna: quella attraverso la "sentenza suicida"; quella attraverso le liste testimoniali "fittizie"; quella attraverso la "dissimulazione" di elaborati consulenziali; quella del p.m. che, violando il disposto dell'art. 358 c.p.p., trascura deliberatamente elementi a favore dell'indagato e quella del G.u.p. il quale non tiene conto, nell'ottica del "nuovo" art. 425 c.p.p., della complessiva situazione probatoria, ostativa all'emissione del decreto che dispone il giudizio.
In definitiva il testo stabilisce se e in quale misura sia dato per scontato l'ingresso della menzogna nel processo, quali limiti di accettabilità della stessa e del relativo rischio, quali siano i confini entro i quali gli operatori processuali e in particolare gli avvocati possano consentirne l'ingresso.
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