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Contributi di: E. Barraco, S. Bellumat, P. Bernardo, S. Bertocco, I. Corso, B. de Mozzi, A. Fortunato, F. Limena, M.G. Mattarolo, E. Pasqualetto, A. Piovesana, D. Pizzonia, D. Simonato, A. Sitzia, G. Spolverato, A. Topo, M. Tremolada.
Il D.Lgs. 8 aprile 2003, n. 66, sinteticamente intitolato "Attuazione della direttiva 93/104/CE e della direttiva 2000/34/CE concernenti alcuni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro" vuole in realtà dare una disciplina completa, coerente e tendenzialmente esaustiva in materia di orario normale e massimo di lavoro, lavoro straordinario e notturno, pause, riposi e ferie, ossia dei principali e tradizionali aspetti dei tempi di lavoro e non lavoro, considerati soprattutto nella prospettiva dell'organizzazione del lavoro e dei limiti imposti o delle possibilità aperte a chi di tale organizzazione è responsabile.
Il decreto è il risultato di un lungo cammino, a tappe e rinvii, che vede come protagonisti il legislatore comunitario, il legislatore italiano (e in misura molto maggiore il Governo come delegato alla funzione legislativa piuttosto che il Parlamento, in attuazione di deleghe a volte avare di precisi criteri direttivi) e le parti sociali.
Il decreto non si limita a regolare gli aspetti della materia dell'organizzazione dell'orario di lavoro oggetto della direttiva, ma ne considera anche altri, come i regimi dell'orario normale di lavoro e dello straordinario, e contiene una nuova regolamentazione organica di quella materia, che si sostituisce alle diverse singole discipline preesistenti, dando luogo ad un assetto normativo sostanzialmente unitario e completo.
In ragione di ciò, le norme contenute nel decreto non si limitano a dare attuazione alla direttiva, ma riformano complessivamente la disciplina della materia, superando i precedenti indirizzi disciplinari.
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