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Il libro contiene una satira serrata, anche se benevola, sui diversi temperamenti degli operatori della giustizia e di quella penale in particolare.
L'Autore, avvocato penalista con cinquant'anni di esercizio forense, coglie due tipi umani, entrambi meritevoli di stima per talento e dignità: i giullari e i chierici della giustizia, descrivendone il diverso atteggiamento nei vari momenti del processo. Al fondo di questa carrellata caratteriologica sta la dichiarata convinzione che il "diritto vivente" nel Palazzo di giustizia non può mai andare disgiunto da un'intuizione di scanzonata umanità.
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