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E' ancora troppo presto per trarre chiare ed utili indicazioni dagli avvenimenti relativi al caso Parmalat, ma da ciò discende l'impressione di un forte disagio determinato dalla semplice presa d'atto che in quel caso nulla ha funzionato: né il concreto rapporto dialettico fra gli organi interni di una società, vale a dire, proprietà, gestione e controllo nei confronti degli azionisti di minoranza e dei creditori sociali, né le funzioni delle autorità indipendenti preposte a garantire un più elevato grado di controllo nell'interesse di mercato, nel nostro come in altri paesi, né la normale ovvia contrapposizione di interessi fra banca e impresa, nei rispettivi ruoli di creditore e debitore.
E' in questo quadro, che si inserisce l'entrata in vigore della riforma del diritto societario, la cosiddetta riforma Vietti, avvenuta lo scorso 1° gennaio 2004.
Il testo ha lo scopo di rendere di immediata comprensione il nuovo ruolo che la legge attribuisce agli amministratori - gestori, volti a realizzare l'interesse sociale (e di gruppo) correttamente assumendo il rischio di impresa, ma nel rispetto delle regole.
Inoltre, in appendice, limitatamente ai tratti di più immediato rilievo in argomento, sono riportati la Relazione al Decreto Legislativo 17 gennaio 2003, n. 6, il Rapporto dell'High level group sui nuovi principi per un diritto societario europeo del novembre 2002, la Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo sulla modernizzazione del diritto societario del maggio 2003, le Istruzioni di Vigilanza per le Banche emanate dalla Banca d'Italia ed il Rapporto del Comitato di Basilea sulla Corporate Governance bancaria del settembre 1999.
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