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Il volume ha la sua origine nel VIII Convegno della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca, organizzato nel novembre del 2010 per riflettere sui complessi rapporti tra giustizia e sfera pubblica.
Il "matrimonio" tra processo e libera informazione è certo ricco di tensioni, ma indissolubile, se si accoglie l'ideale della democrazia come "governo in pubblico" anche delle vicende giudiziarie.
Tale visione attraversa i saggi di alcuni tra i massimi studiosi italiani sul tema.
Stefano Rodotà si occupa dell'equilibrio fra tutela della riservatezza e diritto di informazione, Luigi Lacché riscopre le radici del rapporto tra processo penale dei moderni e opinione pubblica, mentre Francesco Mauro Iacoviello mette a fuoco le differenti prospettive del giudice italiano e di quello sovrannazionale e le ricadute nelle controversie in materia di diritto di cronaca e critica.
Francesco Rigano riflette poi sulla relazione tra ¿buona¿ giustizia e informazione e sui limiti costituzionali alla libertà di stampa in materia giudiziaria, Roberto Mastroianni osserva dalla prospettiva della Corte di Strasburgo il rapporto tra informazione e processo, da intendersi sia come informazione sul processo, sia come processo all'informazione e Glauco Giostra ragiona sulle patologie dell'informazione giudiziaria e sul loro rapporto con la qualità stessa della democrazia.
Infine, Aldo Grasso offre una riflessione sul ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo e sulle conseguenze del "tradimento" da parte della Rai alla propria missione culturale e tecnologica, Luigi Ferrarella offre un quadro particolarmente vivo dei guasti del "processo mediatico" e propone qualche antidoto che garantisca un più corretto accesso dei giornalisti alle fonti informative.
In conclusione, Giulio Enea Vigevani prova a rinvenire un criterio ordinatore nei conflitti tra i diritti dell'informazione, gli interessi del processo e quelli dei suoi protagonisti, individuandolo nel principio, accolte nelle democrazie moderne, secondo cui anche nelle "cose di giustizia" la pubblicità è regola e il segreto eccezione.
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