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Dalla riforma Costituzionale del 2001 sono molti i contributi sui temi dell¿evoluzione normativa per un nuovo decentramento amministrativo e organizzativo. Il possibile federalismo italiano è il frutto di riflessioni e di attività (delle Regioni e di tutti gli enti locali) che tendono a rendere concreti i principi costituzionali.
La presente riflessione sul tema delle Banche Regionali è il tentativo di cercare una strada da percorrere, uno stimolo alle amministrazioni e ai soggetti sociali per definire interventi e possibili azioni nel settore del credito.
Resta forte la necessità di ancorare ogni iniziativa alla disciplina comunitaria e alla regolamentazione generale di carattere nazionale, ma uno spazio per attività amministrative e legislative regionali sembra possibile.
Lo sforzo dell¿autore è proprio teso a concentrare gli interventi in un alveo di omogeneità e sintonia tra principi generali e reali opportunità di intervento di vari soggetti (anche di rilevanza sociale e non solo istituzionale), tentando di declinare principi di decentramento, federalismo e sussidiarietà.
Le esperienza passate delle Regioni a Statuto Speciale, l¿evoluzione giurisprudenziale della Corte Costituzionale e la Riforma Costituzionale del 2001 possano costituire una base di analisi e di azione, al di là del fervore (spesso solo enunciato) di politiche federaliste e di sussidiarietà.
Il lavoro individua quindi i confini delle competenze statali e regionali in materia di banche e istituti di credito come dalla previsione di cui alla lettera e) del 3° comma dell¿art. 117 della Costituzione, anche per le possibili implicazioni di tale attività come servizio pubblico.
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