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La varietà e molteplicità di ipotesi normative previste dall'attuale ordinamento in materia di nullità rende difficoltoso ogni tentativo di sistematizzazione teoretica della materia. Ciò considerato, il presente studio muove dall'assunto secondo cui un'indagine in materia di nullità che intenda cogliere senza pregiudizi l'attuale assetto dell'istituto debba abbandonare l'idea tradizionale - astrattizzante, semplificante e quindi deformante - che la nullità presenti determinate caratteristiche (inefficacia, assolutezza, insanabilità, imprescrittibilità e rilevabilità d'ufficio). A ben vedere, siffatti caratteri paiono piuttosto qualità specifiche o dell'oggetto del giudizio di disvalore che la nullità integra (e cioè del contratto) ovvero dell'azione con cui si innesca il relativo procedimento di accertamento. Ed occorre altresì considerare che l'impostazione tradizionale, mediante un procedimento di tipo logico - deduttivo, una volta individuata aprioristicamente la categoria generale di riferimento, ne deduce che tutte le volte in cui un contratto è affetto da nullità questa deve necessariamente atteggiarsi secondo quelle modalità, altrimenti si è in presenza di una devianza, che sfugge dunque alla sussunzione.
La trattazione propone dunque un'inversione metodologica che ha scaturigine da un'analisi della massima parte delle disposizioni normative che in ambito privatistico prevedono ipotesi di nullità, onde individuarne la funzione e ricostruirne un quadro organico e sistematico (prospettiva "funzionale").
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