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Partendo dal presupposto dettato dalla disciplina che tres sunt personae quae faciunt processum, il processo in contumacia nello specifico desta alcune perplessità, non perché esso sia di per sé in contrasto con il dispositivo convenzionale stabilito dall'ordinamento italiano, ma piuttosto perché la modalità con cui si giunge a tale declaratoria ha sollevato diversi dubbi da parte della Corte di Strasburgo. La partecipazione al processo dell'imputato, pur non rappresentando, infatti, un obbligo, è un diritto il cui esercizio spetta esclusivamente al titolare. Tuttavia l'esigenza di partecipazione deve essere coordinata con quella di parità delle armi fra le parti, nel rispetto del principio del contraddittorio. Obiettivo del presente volume è, quindi, l'analisi del caso di contumacia, che continua ad essere contemplata nel sistema processuale italiano, sollevando discussioni a livello giurisprudenziale e dottrinale, ma che, alla luce del d.l. 18 febbraio 2005, n. 17, convertito con modificazioni dalla l. 22 aprile 2005, n. 60, si sta cercando di avvicinare al sistema interno, secondo il modello di processo equo delineato dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
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