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Il lavoro nasce dall'osservazione di una realtà facilmente riscontrabile quando si esamina la giurisprudenza della Corte costituzionale: il riferimento, nella costruzione del parametro dei suoi giudizi, a norme non-scritte, ossia a principi, valori, consuetudini, alla ragionevolezza e, in generale, al diritto non scritto.
Si tratta di concetti che presentano un elemento comune nel fatto di prescindere dalla disposizione costituzionale scritta e che presuppongono tutti, pertanto, un cospicuo contributo interpretativo da parte del giudice costituzionale. Allo stesso tempo si postula che tali concetti siano norme vere e proprie, o almeno come tali considerate dalla Corte.
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