La memorizzazione locale sembra essere disabilitato nel tuo browser.
Per la migliore esperienza sul nostro sito, assicurati di attivare la memorizzazione locale nel tuo browser.
Il volume costituisce un prezioso approfondimento in merito ai profili ed ai contenuti dell'attività giudiziaria di età classica, argomento a ben vedere negletto dal dibattito dottrinale, che ha invece da sempre privilegiato lo studio delle altre forme di manifestazione del potere "normativo" imperiale. Lo spoglio del materiale conservato nelle fonti giuridiche ha permesso di discernere una serie di specifici provvedimenti emessi dagli imperatori nell'espletamento della funzione giudicante ("decreta"), ascrivibili principalmente all'epoca severiana, ma altresì riconducibili all'età degli Antonini, e forse talora persino all'epoca precedente. Tali statuizioni si presentano non particolarmente numerose rispetto alle altre decisioni imperiali attinenti ad un singolo caso, quali "rescripta" ed "epistulae", ed afferiscono principalmente alla materia ereditaria (in particolare fedecommissaria), nonché, in misura minore, al diritto delle persone (con particolare riguardo alle relazioni genitori - figli ed all'istituto della tutela). Trattasi dunque di vicende tutelate attraverso lo strumento della "cognitio extra ordinem", rispetto a cui gli imperatori godevano sicuramente di ampio potere discrezionale; e tale profilo si estrinseca nel carattere spesso innovativo - interpretativo delle statuizioni analizzate. Il presente studio analizza in particolare, nell'ambito dei "decreta" così isolati, il frequente richiamo a valutazioni fondate su principi quali humanitas, aequitas, benignitas e pietas, in deroga alle norme vigenti, per poi verificare, ove invece non figuri alcun rimando a principi generali, l'atteggiamento degli imperatori nei confronti del diritto preesistente.
Prodotti correlati