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Queste Novelle dei mesi pari istituiscono, da subito,
un legame genetico con le Novelle dei mesi dispari (2008) che le precedono,
nate dalla medesima penna: un gruppo di
magistrati in pensione, ospiti di un'amena villetta
aspromontana, confiscata alla malavita per essere
« adattata a casa di riposo per
servitori dello stato », decidono, secondo un topos
consueto da Boccaccio in poi, di
riunirsi nei mesi pari per narrarsi le storie concepite
per esorcizzare la noia, la malinconia e l'accidia
intellettuale. Naturalmente, trattandosi di magistrati
a riposo, i temi e i personaggi sono tratti
quasi esclusivamente (ma non solo) dall'universo
giuridico, che i novellatori si divertono a cogliere
con sottile e ironica capziosità nei suoi aspetti contraddittori
e nelle sue valenze antifrastiche al diritto
naturale ed alla stessa giustizia, che il cumulo di leggi e norme
evocate giunge a piegare nel suo opposto; ed il
narrato lo porta ad effettuazione espressiva attraverso un ritorno
al respiro breve e classico della
novella, ognuna delle quali ha entità autonoma ma,
al tempo stesso, si lega strutturalmente alle altre
attraverso un gioco raffinato di richiami e di rimandi
interni.
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