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Il volume raccoglie tre contributi riuniti sotto un angolo visuale unitario che intende privilegiare il paradigma "pubblico-privato" quale criterio interpretativo per la comprensione di certi fenomeni di mutazione genetica delle strutture giuridiche ed istituzionali di un'area del nostro Paese, quella emiliana, in cui maggiore che altrove era stata l'adesione al progetto di unificazione nazionale ma in cui ugualmente gravi si erano rivelati i problemi di omogeneità e di uniformità.
L'Emilia, che assunse subito un ruolo di protagonismo nei primi anni di piemontesizzazione e dove più convinta e fattiva fu l'adesione al Regno sabaudo, si trovò a vivere la cocente delusione per un percorso a tappe forzate che non volle o non seppe tener conto della marginalizzazione di alcune esperienze 'regionali' di grande momento per le comunità, fossero esse le esperienze della proprietà agraria o delle élites professionali urbane.
Si tratta della mancata comprensione di resistenze troppo sbrigativamente tacciate di provincialismo se non addirittura di passatismo retrogrado, là dove alcuni passaggi di obbligata e necessaria modernizzazione non seppero neutralizzare gli interessi forti e determinati - malgrado le parole d'ordine di certo liberismo oltranzista - alla gestione monopolistica delle risorse del nuovo Stato.
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