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Il volume ricostruisce la categoria concettuale della stabilità economica nelle sue principali e differenti forme (monetaria, fiscale e finanziaria) entro la cornice del diritto internazionale dell'economia, soffermandosi, in particolare, sulla relativa natura giuridica quale bene pubblico globale.
Un bene (v. Capitolo I) che per le proprietà che lo caratterizzano e per le esternalità positive che è in grado di produrre è tale da fare sì che sia interesse comune di tutti i soggetti e attori della Comunità internazionale impegnarsi al suo perseguimento e alla rispettiva somministrazione, nella prospettiva di un suo godimento diffuso a beneficio di tutti, prevenendo, pericolosi fenomeni opportunistici di free riding e moral hazard alla base di molte delle situazioni di instabilità, in specie finanziarie, intervenute in questi ultimi anni.
Lo Studio, dopo essersi soffermato sui vari soggetti e attori maggiormente coinvolti nella fornitura della stabilità (v. Capitolo II), analizza (v. Capitolo III) le politiche e i meccanismi di stabilizzazione assunti a livello internazionale ed europeo per superare la grave fase di incertezza economica attuale, ispirati, per lo più, a un rigido modello di austerità e condizionalità. Soluzioni che hanno comportato e implicano, tuttora, costi significativi per le ricadute sociali che quelle scelte hanno determinato. Inevitabilmente, (v. Capitolo IV) numerosi sono i dubbi e le criticità sorti riguardo alla compatibilità di quegli strumenti rispetto alla protezione e promozione dei diritti umani economici e sociali, nonché in merito alle limitazioni imposte agli Stati, maggiormente bisognosi di sostegno economico e finanziario, all'esercizio della rispettiva sovranità economica.
In detto quadro, il ricorso al Principio dello Sviluppo sostenibile, così come declinato dall'Agenda Onu 2030, può costituire lo strumento con cui raggiungere a livello internazionale un equo compromesso tra il bisogno di assicurare un sistema economico-finanziario stabile e la difesa dei diritti economici e sociali della persona, almeno di quelli considerati essenziali. Solo operando in questo modo, si ritiene, si possano creare le migliori condizioni per prevenire nuove crisi e tutelare, soprattutto, gli interessi delle future generazioni, come il Rapporto Brundtland, da cui il Principio in esame ha avuto impulso, ci esorta a fare.
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